Franco Panizza

Franco Panizza

DOBBIAMO SALVARE L'ESPERIENZA DI SAN PATRIGNANO*

  • Creato Venerdì, 11 Aprile 2014 10:41

Ho atteso alcuni giorni prima di prendere pubblicamente la parola sulla chiusura della struttura di San Patrignano a San Vito prima di tutto per una forma di rispetto. Avevo infatti la necessità di capire se le esperienze che vi sono dentro potessero, anche con modalità differenti, continuare a vivere.

Sono legato a San Patrignano da un rapporto d'amicizia di lunga data. Non è una frase di circostanza. Ho frequentato quel luogo, i suoi operatori, i tanti volontari, i ragazzi che hanno trovato un'occasione di riscatto, per così tanti anni che ci vorrebbe un tempo lunghissimo solo per mettere in fila i ricordi.

I più belli, come è facile immaginare, sono le storie di riscatto. Sapere che un ragazzo aveva voltato pagina, che poteva tornare al mondo camminando solo sulle sue gambe. Certo, poi c'erano quelli che non ce la facevano. E c'erano quelli che cadevano nuovamente. I percorsi della vita, lo sappiamo, sono vari, sfaccettati, nascondono e dosano gioie e dispiaceri proprio dove uno non se li aspetta.

Così come ho visto la struttura crescere e diventare un tutt'uno con la comunità circostante. Dopo la diffidenza iniziale, col tempo è diventata un punto di riferimento non solo per il recupero dei tossicodipendenti, ma anche per il modo con cui si educano i giovani ad affrontare le sfide della vita. Da questo punto di vista San Patrignano, a San Vito come a Rimini, è stata una scuola e una palestra, un luogo di vera e propria condivisione per un'intera comunità. Non dimenticherò mai le Messe di Natale degli ultimi anni, quando non si riusciva più a contenere il numero di amici che vi partecipavano.

E queste cose le conoscono bene Federico Samaden prima e Luigi Bertacco dopo, che hanno dedicato gran parte della loro esistenza e tutte le loro energie a quel progetto. E lo sapeva bene Vincenzo Muccioli, che ho avuto la fortuna di conoscere e di apprezzarne la straordinaria umanità. A loro non può che andare la mia personale riconoscenza e il più grande e sentito ringraziamento di tutta la nostra comunità. Per quello che hanno fatto, per il modo con cui l'hanno fatto.

Perché lì, a San Patrignano, assieme ai ragazzi, sono cresciute straordinarie esperienze in grado di integrarsi, e con successo, con la realtà sociale e culturale del territorio, con le nostre istituzioni, col nostro tessuto formativo e produttivo: i laboratori di artigianato, le esperienze professionalizzanti e imprenditoriali, la scuola per i cani, le iniziative culturali, gli incontri nelle scuole. Un patrimonio unico da ogni punto di vista, di un valore straordinario ed assoluto.

In questi giorni stiamo cercando di capire se vi sono ancora le condizioni per mantenere la comunità a San Vito, anche se la decisione sembra ormai definitiva. Ma soprattutto stiamo pensando, con alcuni amici legati a quell'esperienza, su come fare in modo che quel luogo resti un presidio di crescita e di formazione per i giovani. Quella casa è sempre stata un luogo dove si cresce, prima come colonia estiva della Michelin, poi come scuola professionale dei Padri Camilliani, poi come centro di recupero. Adesso deve continuare ad essere un luogo dove si avviano i giovani al lavoro, dove si educano alle sfide della vita, dove si impara a mettere a frutto i propri talenti e le proprie potenzialità.

In questo senso, l'associazione "Amici di San Patrignano" ha dato e continuerà a dare il suo contributo. Così come sono certo non lo faranno mancare le istituzioni. Ma prima di tutto, credo bisogni capire quale forma può prendere questo nuovo eventuale progetto, come rinsaldare e rendere sempre più forti i legami col mondo del lavoro nella fase storica che stiamo vivendo.

È una sfida importante. Quella comunità in questi anni ne ha affrontate tante e spesso molto impegnative. Questa è una delle più grandi. Se non mancherà il contributo di tutti, sono certo che si vincerà.

*Pubblicato sull'edizione odierna de "L'Adige"

Franco Panizza

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