Giovanni Carli era una persona buona e generosa. Ci ha lasciati qualche giorno fa per colpa di una brutta malattia che l'ha sottratto ai suoi cari e a noi tutti nel volgere di poche settimane.
Giovanni provava un amore viscerale per la nostra terra, tanto da dedicare gran parte della sua esistenza alla ricerca e allo studio della nostra storia: quella meno conosciuta e per questo ancor di più importante.
Una storia che va necessariamente scritta con la lettera minuscola. Non perché minore, ma perché orgogliosamente distante da quella in grado di suonare solo gli acuti dello spartito: le grandi battaglie, le conquiste e le sconfitte, i numeri e le date.
No, la storia, per Giovanni, era prima di tutto quella degli uomini e delle donne, dei poveri e dei dimenticati: i soldati che lasciarono la vita sulle nostre montagne, nelle trincee che qui furono scavate, in quegli anni tremendi del Primo Conflitto Mondiale. A cominciare dalle migliaia di soldati trentini che furono mandati a combattere in Galizia e che morirono con la divisa dell'Impero Austroungarico, una pagina vergognosamente cancellata dalla storiografia ufficiale e che anche grazie all'operato di Giovanni ha finalmente trovato il rispetto e l'onore che meritava.